Lo stimolo iniziale dello spettacolo nasce al confine tra Bosnia e Croazia, durante un viaggio
di Pietro Floridia e Sara Pour, dai racconti di uomini afghani respinti da muri, da soldati in
passamontagna, da cani feroci. Nasce dalla contestuale fantasia dei loro figli bambini che,
accampati in mezzo al bosco, disegnano se stessi come uccellini che sfuggono ai cacciatori e
oltrepassano i muri. Lo spettacolo nasce dall’accostamento tra questa situazione alle soglie
dell’Europa e il mito di Dedalo e Icaro, nel corpo a corpo tra labirinto e volo, tra dispositivi
per contenere e dispositivi per evadere. Nasce da quello che sta avvenendo in tutta Europa
in cui lo straniero è sempre più un nemico da demonizzare, a costo di inventare fake news di
ogni tipo per giustificarne la repressione.
La drammaturgia
Un racconto a 3 voci, ognuno secondo una prospettiva diversa, della storia dell’ “arabo volante”.
Un uomo marocchino racconta la sua infanzia a Casablanca insegnando ai cardellini
a cantare e ai piccioni viaggiatori a divenire dei campioni di traversata. Racconta della sua
amicizia con Youssef, maestro nell’addestrare i piccioni viaggiatori, fino al misterioso incidente
in cui Youssef perde la vita proprio alla vigilia di una competizione internazionale…
Un’artista visiva racconta della sua relazione con l’uomo arabo venuto chissà da dove, prima
come modello per i suoi dipinti, poi come amante, infine come “mostro” sbattuto in prima
pagina, in quanto sospettato di essere il fantomatico “arabo volante” di cui parlano tutti dai
giornali ai siti web ai servizi segreti… Un’antropologa incaricata di studiare questi strani
dossier sugli uomini volanti inviati ai giornali non si sa se come provocazione d’artista,
o come prove relative a nuove forme di invasione dei migranti su suolo inglese…
La regia
Corridoi che si aprono su piccoli ambienti a comporre un microlabirinto, controllato da pareti
specchianti sul soffitto: lo sguardo del controllo, lo sguardo del desiderio, lo sguardo dell’artista
vengono indagati attraverso diversi dispositivi visivi: un cellulare che fa riprese live, un
drone che fa riprese live, una videoartista che disegna in diretta, alcune pellicole specchianti
sospese che rimandano un’immagine deformata come subacquea. Sulla scena forti contrapposizioni:
il volo come tensione dell’anima a sollevarsi in contrapposizione con il volo divenuto
strumento di controllo, occhio volante che tutto vede e sorveglia. Una forte dimensione fisica
a raccontare come la tensione al volo si scontri con la forza di gravità; il canto contro il ronzio.
La dimensione sciamanica del volo in contrapposizione con l’oggetto tecnologico è un reale
corpo a corpo tra noi e la tecnologia.
Esigenze tecniche
Spazio scenico 8 x 8, alto 3,50
Luci: 12 pc
Fonica: casse, mixer 6 canali, 2 microfono gelato con asta.