DONNA VITA LIBERTÀ
Baraye • Perché mi sollevo…
Donna, Vita, Libertà
Ispirati dal movimento di protesta delle donne iraniane, abbiamo ideato un’installazione partecipata in cui le persone possano dare loro il proprio sostegno in modo simbolico. Una cabina completamente bianca, una piccola stanza vetrata che ospita una sedia, uno specchio e un ripiano con un paio di forbici, un cesto di bottigliette di vetro, carta e penna.
All’esterno della cabina, sul retro, c’è una tela con la silhouette di una donna che omaggia il progetto sviluppato dagli studenti dell’Università di Arte di Isfahan: invitiamo chi ha scelto di entrare nella cabina a donare una ciocca dei propri capelli, da infilare nelle bottiglie e appendere alla ragnatela di fili rossi che riempie il profilo della figura femminile, insieme a un messaggio, un personale perché di ribellione.
Ogni filo è un cordone ombelicale che collega nella lotta le persone più diverse, che crea legami e che aiuta a tessere insieme costellazioni di immagini, pensieri e parole che possano affiancare quel piccolo dono, per ribadire la vicinanza al popolo iraniano.
Shervin Hajipour, giovane cantautore iraniano, ha raccolto dal web le diverse ragioni per protestare espresse dalle persone, i diversi motivi per lottare.
Li ha trasformati in una canzone intitolata Baraye, “Per…”.
Poco dopo averla pubblicata sui social network, Shervin è stato arrestato.
Per poter ballare per strada
per il timore nell’attimo del bacio
per mia sorella, per tua sorella, per le nostre sorelle
per cambiare i cervelli consumati
per la desolazione di essere squattrinati
per la disperazione di avere una vita normale
per il bambino costretto a raccattare nella spazzatura,
e per i suoi sogni
per questa politica comandata
per questa aria inquinata
per Valiasr ed i suoi alberi consumati
per il leopardo Piruz che rischia di estinguersi
per i cani tanto innocenti quanto vietati
per i pianti ininterrotti
per immaginare che questi bei momenti si ripeteranno
per il volto che sorride
per gli studenti
per il futuro
per questo paradiso forzato
per i geni imprigionati
per i bambini afghani
per tutti questi slogan che risuonano a vuoto
per il crollo delle case di paglia
che la sensazione di tranquillità
per il sole che sorge dopo lunghe notti
per gli psicofarmaci e per l’insonnia
per l’uomo, per il paese, per ricostruirlo
per la ragazza che sognava di essere un ragazzo
per la donna vita libertà
per la libertà.